Il pesce d’aprile sopravvive il Laguna

Cari affezionati lettori,

Oggi vi conto la Storia del Pesce d’aprile che in Laguna di Venexia vive ben oltre il primo d’aprile.

Con squillo di tromba e sonar di fanfara, il Governatore Luca, che oramai per sopravvenuta affinità per chi lo ama e sfiancata assuefazione per chi… Come dire, non lo ritiene esattamente ‘sta galattica eccellenza, lo chiamiam tutti così, annunciava il varo della piattaforma di Serenissima Vaccinazione.

In qualità di talpa bipede certificata con debita garanzia di effettiva gravità, il vostro umile autore, già il primo d’aprile si scaraventava sul portale per mettersi in fila. Ma, attesa sorpresa, causa esaurimento vaccini la piattaforma avrebbe visto il suo varo soltanto il 2. Il 2 mattina son stato troppo impegnato a trovare un modo perché venisse sera e così…

La mattina del 3 ricevo una chiamata di un’amica che mi dice che, pur avendone effettivamente diritto, non le riusciva di prenotarsi: anche lei talpa bipede e dotata del relativo marchio di effettiva gravità.

Messo in allarme, ho provato io pure a imbarcarmi nell’impresa. Mi sono collegato al grandioso sito, ho inserito il mio codice fiscale e…

Screenshot della schermata del portale che riporta la scritta “Attenzione non appartieni alle categorie che attualmente possono prenotare”

E siccome che sono ciecato, ma sono anche presidente di una sezione locale di un’associazione di ciecati, ho voluto fare una prova e ho tentato di iniziare il processo di registrazione usando come credenziali i codici fiscali di alcuni miei soci che sapevo per certo avevano i requisiti. In breve, ho fatto il tentativo con 15 nominativi. per tre di questi il meraviglioso portale per le vaccinazioni Regione Veneto riporta che avevano già iniziato il percorso vaccinale. Dei restanti 12, 6 il sistema li accettava, mentre per altri 6 il messaggio rimaneva: Attenzione non appartieni alle categorie che attualmente possono prenotare”.

E siccome che sono ciecato, capita che di altri ciecati, in giro per la Regione ne conosca diversi altri. E non sono proprio pochi quelli che, nelle varie AULSS, denunciano problemi identici ai miei.

e mentre facevo tutti questi bei tentativi, mentre tentavo di entrare in contatto con il favoloso numero verde, il tempo passava e mi è venuta la luminosissima idea di entrare con il codice fiscale della mia genitrice. E ho scoperto che, mentre io tentavo inutilmente di capire il come e il perché non mi riuscisse di prenotare una vaccinazione di cui, secondo ogni linea guida di ‘sto paese in deriva verso la follia virale avrei ogni diritto, altri la prenotazione l’avevano pur fatta, esaurendo, almeno per il momento, tutti i vaccini disponibili.

Screenshot della pagina web che mostra l’esaurimento dei vaccini disponibili nei vari centri di vaccinazione.
Screenshot della pagina web che mostra l’esaurimento dei vaccini disponibili nei vari centri di vaccinazione.

E così, a distanza di 6 giorni dal varo in pompa magna dello splendentissimo portale per le vaccinazioni, ancora non sono riuscito a prenotarmi, né mi è riuscito di palare con qualcuno che sappia spiegarmi il come e il perché ciò non sia possibile, né sono di un passo più vicino a capire come rendere possibile ciò che avrebbe dovuto essere semplicemente automatico. In fondo, che diavolo ci vuole? Se hai una disabilità in stato di gravità, hai diritto alla priorità vaccinale. Non c’è niente di complicato, niente di astruso, niente di irrimediabilmente ingarbugliato.

Sono sicurissimo che, prima o poi, riuscirò ad avere un contatto con qualcuno che mi saprà escogitare una qualche spiegazione sul perché una cosa apparentemente banale come l’inserire tutti i disabili in stato di gravità all’interno di una lista ordinata per codice fiscale si sia rivelata a tal punto complessa che, fatto un controllo a campione totalmente casuale su 14 aventi diritti, 6 risultavano non presenti nelle liste. E sono anche fiducioso nel fatto che questa spiegazione sarà persino vera. Ma non è questo il dannato punto. Non più.

In questa stramaledetta pandemia, le persone con disabilità sono sempre e comunque state fanalino di coda. Sempre, senza eccezione.

Quando è iniziata l’emergenza, i vari CEOD, centri residenziali e consimili strutture sono stati chiusi e chi vi era ospitato è stato semplicemente scaraventato in carico alla famiglia di origine, senza nessuna valutazione preliminare caso per caso se e su quanto questa fosse in grado di sobbarcarsi il carico assistenziale. Già, perché in non pochi casi, le famiglie erano composte soprattutto, se non esclusivamente, da persone anch’esse fragili: spesso anziane, con patologie pregresse. Non è importato a nessuno e, se anche è importato, non è importato abbastanza perché si facesse qualcosa in merito; tant’è che qualcuno per questo è anche morto: sia tra le persone con disabilità che tra i caregiver, di cui nessuno ha avuto cura… Ma tu guarda un po’ che novità! Di più, spesso, se non sempre, l’assistenza domiciliare è stata sospesa e talvolta non per poco tempo.

I lavoratori disabili e in stato di fragilità, hanno vissuto per mesi e mesi in un limbo in cui non hanno potuto sapere da nessuno se le assenze parificate al ricovero ospedaliero, quelle del famigerato “Articolo 26” per intenderci, sarebbero oppure no state conteggiate nel calcolo del periodo di comporto.

Quando si è instaurata la DAD, che già di per sé presenta diverse criticità, nessuno si è preoccupato degli studenti con disabilità. L’unico segno di sciatta attenzione è stata una letterina della ministra Azzolina in cui, in sostanza, diceva “fate un po’ quel che potete, se potete”. Nessuna attenzione all’accessibilità degli strumenti usati per la didattica a distanza, Nessun riguardo al contesto familiare di riferimento. I ragazzi sono semplicemente stati smollati in capo alle famiglie, sia che fossero in grado di supportarli nella didattica, sia che non avessero idea di come fare. E ognuno per sé e Dio per tutti. Ed evitiamo di parlare della fantastica soluzione tirata fuori dal cilindro per permettere agli “studenti fragili” di frequentare in presenza… Perché, altrimenti, nulla potrei dire rimanendo nell’alveo della civiltà.

Se dovessi poi parlare dell’assistenza fornita ai disabili positivi al COVID-19 o ai loro caregiver, beh, l’espressione “abbandono istituzionale” non sarebbe sufficiente a descrivere i drammi di cui ho sentito parlare in questi mesi, in cui praticamente nulla è stato fatto per trasformare ciò che all’inizio era comprensibilmente un’emergenza, in qualcosa di grave ‘sì, ma comunque gestito e gestibile.

E adesso, nell’ultimo atto di questa farsesca galleria della sciatteria, dell’approssimazione, del pressappochismo, emerge che, ancora e di nuovo, le persone con disabilità, in barba alla pomposa formalità di raccomandazioni ministeriali e linee guida, devono annaspare, faticare, ingegnarsi, informarsi, lottare.

Arrivati a questo punto, a me, come cittadino, non interessano più le spiegazioni e non voglio più nemmeno le scuse. Voglio che questo problema sia risolto e che sia risolto ora: non domani, non fra una settimana, non fra due. Esigo che sia risolto perché questo problema non avrebbe nemmeno dovuto presentarsi. per una volta, una sola, maledetta, dannata volta, la persona con disabilità avrebbe dovuto potersi collegare al suo maledetto portale di riferimento, inserire il suo banale codice fiscale e vedere apparire una pagina che testimoniasse che, per una volta, una sola maledetta volta, le cose erano andate bene o, meglio, come sempre dovrebbero andare.

E invece no. Anche questa volta, una volta di più, occorrerà chiedere, scrivere, sollecitare.

Soltanto una cosa ho da dire: cialtroni. Quale che siano le ragioni burocratiche, tecniche, politiche o astrologiche per quest’ennesima offesa ai diritti delle persone più fragili di questa società, vi siete condotti da cialtroni. E questo è quanto.

Cari signori, il primo aprile è passato da mo’. E sto pesce ormai puzza, puzza assai, puzza troppo.

PS: prima che qualcuno mi venga a fare la morale, questo post è l’espressione delle mie opinioni personali di Massimo Vettoretti, privato cittadino, persona con disabilità, non del Presidente dell’UICI di Treviso.

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